Volevo che voi lo sapeste
Volevo che voi lo sapeste
Jack Hirschman
Collana: Altre Americhe
Pagine: 200
Traduzione: Raffaella Marzano
Cura: Raffaella Marzano & Sergio Iagulli
Le poesie raccolte in questo volume propongono una selezione da più di 50 anni di scrittura e rappresentano un vero viaggio nel corpus poetico di Jack Hirschman. Dagli anni '50, dove, pur nell'originalità della scrittura, sono riscontrabili le influenze giovanili, le letture dei primi anni (Crane soprattutto) e la tendenza a una scrittura creativa e sperimentale (si è laureato con una tesi su Joyce), si prosegue nelle decadi successive dove emergono i temi e gli strumenti letterari, culturali e politici fondamentali per il grande poeta statunitense (il surrealismo, la cabala, la cultura yiddish, Mayakovsky, Hemingway, Artaud, Ginsberg, il jazz, la generazione beat, il comunismo).
Fondamentale l’incontro con il marxismo e l’impegno politico e la conseguente capacità di commuoversi e di partecipare concretamente alle povertà e ai disagi dei più deboli nelle periferie degradate dell'impero o in qualsiasi altra parte del mondo. I testi più apertamente politici, si affiancano a bellissime poesie d’amore (per le donne della sua vita, per la madre, per gli amici più cari), conservando un’inaspettata e originale unità. Molte le poesie dedicate alla vita di strada e alla umanità varia che la frequenta, rapidi bozzetti nei quali entrano i protagonisti dell’“incubo americano”, un’umanità esclusa, dolente e sofferente nel cuore dell’opulento occidente. Avvicinandoci ai nostri giorni la scrittura di Hirschman è sempre più libera, più creativa e i temi contemporanei a lui più cari si evidenziano, si espandono, esplodono in invenzioni limpidissime. L’irruzione nel nuovo millennio è vista e descritta come una sorta di furente colpo di coda di una civiltà occidentale in agonia, senza controllo e in preda ad una arrogante frenesia autodistruttiva. Dopo il crollo dei muri e dell’altro impero, Hirschman non può esimersi dal gridare con forza il suo sdegno e la sua rabbia per le persistenti ingiustizie del mondo, continuando però ad avere fiducia negli uomini e nella poesia.