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Multimedia Edizioni

Rivoluzione e controrivoluzione

Rivoluzione e controrivoluzione

Julian Beck

Collana: fatamorgana

Pagine: 80

Traduzione: Raffaella Marzano

Cura: Sergio Iagulli e Raffaella Marzano

Prezzo di listino €15,00 EUR
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Un'opera fondamentale del '68, per una rivoluzione anarchica e non-violenta, scritta dal fondatore (con Judith Malina) del Living Theatre, con opere pittoriche dello stesso Julian Beck. Introduzione di Gianluca Paciucci.

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Beck scrive Rivoluzione e controrivoluzione nell’aprile 1968, dentro l’anno degli e delle studenti, poco prima dell’esplosione del maggio francese e qualche mese prima della fine dell’altro ’68, quello di Praga e dei Paesi dell’est europeo; ’68 “sequestrato”, quest’ultimo, come lo ha definito Guido Crainz, ignorato dai nostri marxleninisti d’ogni parrocchia e ricordato solo dai libertari (nemmeno tutti), ’68 straziato sotto i cingoli dei carri armati del Patto di Varsavia. Il potere stava mostrando tutti i suoi muscoli, stupidi ed efficaci: ad Hanoi – la furia dei B-52 statunitensi e del napalm – come a Praga, a Parigi come in Piazza delle Tre Culture a Città del Messico. Potere grondante violenza da ogni suo poro, da ogni suo orifizio, come un satana in un affresco medievale. Stupidi ed efficaci muscoli di cui anche in Italia si sarebbero viste le azioni, le teppistiche azioni, di teppisti in doppiopetto o in maglioni slabbrati: da Piazza Fontana (cinquant’anni fa, nel 2019), e poi la lunga litania che risuona nei nostri corpi stanchi (Piazza della Loggia, Italicus, Bologna, Ustica…), e che è invece spesso incomprensibile gracchio di vecchi mal vissuti alle orecchie dei più giovani. In Italia, in special modo, qualcuno e qualcuna prese le armi per portare a una rivoluzione proletaria che domasse il Leviatanocapitalista, anche a costo di dimenticare quello del socialismo reale (cosiddetto), anche a costo di prendere armi da servizi segreti d’ogni razza e di allearsi col demonio, così pendendo – torna l’immagine – dai suoi orifizi, dal suo denaro=merda, dalla sua bava immonda (...).

Gianluca Paciucci

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